Cosa accadrebbe al pianeta se diventassimo tutti Vegetariani/Vegani?
Uno scenario irrealistico, ma utile per capire che impatto hanno le nostre abitudini alimentari sul Pianeta. E quanto sia importante la moderazione nelle scelte di consumo.
Il consumo d’acqua di una dieta che includa la carne o latticini è decisamente maggiore di una dieta vegan (che esclude i derivati animali); ed il tema dello spreco d’acqua, soprattutto proiettato negli anni a venire, è di scottante attualità. Per esempio, si pensi che per produrre un kg di manzo possono occorrere fino a 100.000 litri d’acqua, mentre per un chilo di frumento ne occorrono solo 900 e per un chilo di soia 2000.
[Fonte: “Water Resources: Agriculture, the Environment, and Society” An assessment of the status of water resources by David Pimentel, James Houser, Erika Preiss, Omar White, et al. Bioscience, February 1997 Vol. 47 No. 2]
I numeri potrebbero sembrare eccessivi, ma basta riflettere un attimo sull’iter di produzione.
Per un chilo di frumento è necessario in totale utilizzare circa 900 litri di acqua. Ma per produrre una bistecca, bisognerà prima di tutto coltivare quello stesso frumento, anzi molto di più, dato che andrà usato per nutrire dei bovini per svariato tempo; tempo nel quale andrà dato loro da bere, ma anche utilizzata molta acqua per tenere pulite le stalle; ed infine bisogna anche considerare l’acqua utilizzata all’interno dei macelli.
In totale, non è poi così strano vedere che mangiando carne si consumi circa CENTO volte più acqua che non mangiando vegan!
Senza dimenticare che quanto detto è vero anche per gli altri alimenti animali. Ad esempio, le considerazioni sull’acqua necessaria per allevare un bovino sono valide anche per la produzione di latte; in questo caso addirittura si deve considerare anche l’impiego di acqua, non indifferente, necessario per tenere pulite le sale di mungitura e soprattutto i macchinari per mungere. Si arriva facilmente ad un fabbisogno di circa 100 litri al metro quadro per giorno.
[fonte: Il ruolo dell’acqua nell’allevamento animale – Giuseppe Enne, Gianfranco Greppi, Monica Serrantoni]
Decidendo semplicemente di essere vegan si possono risparmiare più di 5 milioni di acqua ogni anno. Si potrebbe lasciare aperta la doccia 24 ore al giorno per 365 giorni l’anno. Senza riuscire a sprecare così tanta acqua come fa una persona che segue una dieta a base di prodotti animali.
EFFETTO SERRA
Andando oltre, un altro aspetto fortemente negativo dell’allevamento, anche questo poco conosciuto, è la sua incidenza sull’effetto serra. Infatti sono molti gli studi che indicano chiaramente come il contributo della produzione di alimenti animali al totale dei gas serra sia molto rilevante. In particolare, sotto forma di metano prodotto dal sistema digerente degli animali con l’emissione di gas intestinali, mentre le deiezioni degli animali diffondono nell’ambiente sostanze acidificanti ed eutrofizzanti. Ricordando anche che, come già sottolineato, l’allevamento implica una maggiore serie di attività inquinanti rispetto al coltivare vegetali destinati direttamente all’alimentazione umana, come ad esempio il trasporto di vegetali e la loro trasformazione in cibo per animali. Tutto questo porta un altro forte contributo all’effetto serra. Per avere qualche dato ufficiale, basta riportare che la FAO, nella relazione “Livestock’s long shadow” presentata il 29 novembre 2006, afferma che il bestiame produce circa il 9% del principale gas serra, il biossido di carbonio, ma è responsabile di alte emissioni di altri importanti gas serra: il 35-40% delle emissioni di metano e il 65% di quelle di ossido di azoto (che è circa 300 volte più dannoso del CO2 per il riscaldamento globale) vengono prodotte infatti dal bestiame. Le emissioni totali di gas serra causate dal settore zootecnico sono pari al 18% del totale dovuto alle attività umane; una percentuale simile a quella da addebitare all’industria e maggiore di quella dovuta all’intero settore dei trasporti.
Un recente studio condotto in Germania (dall’associazione FoodWatch insieme ai ricercatori dell’Istituto tedesco per la Ricerca sull’Economia Ecologica) effettua un calcolo preciso su quanta CO2 si produca, in un anno, seguendo diversi tipi di alimentazione; per risultare più comprensibile il raffronto è stato esplicitato in termini di km equivalenti percorsi in auto e il risultato vi stupirà:
Alimentazione vegan -
Da agricoltura bio: 281 km
Da agricoltura convenzionale: 629 km
Alimentazione vegetariana
Da agricoltura bio: 1978 km
Da agricoltura convenzionale: 2427 km
Alimentazione onnivora
Da agricoltura bio: 4377 km
Da agricoltura convenzionale: 4758 km
Ci sono altri aspetti poco conosciuti dell’impatto degli allevamenti. Uno di questi è il suo peso rispetto alla
DEFORESTAZIONE
le foreste pluviali vengono abbattute non tanto per prenderne il legname, come molti credono, ma soprattutto per ottenere pascoli per l’allevamento di bovini destinati a fornire carne all’Occidente.
Il problema consiste ancora una volta nella necessità di produrre grandi quantità di vegetali non per nutrire direttamente l’uomo ma per sostenere l’allevamento, per poi – alla fine dei conti – produrre cibo per una quantità molto minore di esseri umani.
Ad esempio, i dati riportano che la maggior parte della deforestazione della Foresta Amazzonica è dovuta all’allevamento di bovini (la cui carne verrà poi principalmente esportata), circa il 60%. Solo circa il 30% è dovuta all’agricoltura di sussistenza o di piccola scala.
Una ulteriore riflessione importante: anche per quanto riguarda l’agricoltura c’è un problema collegato dall’allevamento; infatti una grossa fetta di risorse vegetali, soprattutto la soia, vengono coltivate per diventare foraggio per gli animali. Quindi, semplificando al massimo: si abbattono grandi aree di foresta per fare campi di soia e cereali, che invece di essere usati per nutrire gli uomini (magari di quelle stesse zone), sono usati per sostenere l’allevamento e produrre carne da esportare nei paesi più industrializzati. Ancora un aspetto dal quale emerge lo spreco e il grave impatto ambientale del consumo di carne e altri alimenti animali.
Per salvare l’ambiente
Riassumendo, i dati oggettivi sono incontrovertibili: l’allevamento di animali – sia per produrre carne che per produrre altri derivati – comporta un enorme spreco d’acqua, contribuisce in maniera rilevante all’effetto serra, è la principale causa della deforestazione ed è altamente inquinante non solo a causa dell’allevamento stesso ma anche per la produzione di foraggio, per i trasporti, dei mangimi e degli animali. Questa forte critica all’allevamento ovviamente va fatta nella misura in cui esiste una valida alternativa: scegliere una alimentazione priva di alimenti animali, ossia seguire una dieta vegana.
Essere vegani è una filosofia di vita, un modo di essere sensibili e rispettosi di tutte le vite e dell’ambiente e si esprime con il rifiuto di ogni forma di sfruttamento degli animali.
A tavola significa non consumare prodotti di origine animale – carne, salumi, pesce, ma anche uova, latte, formaggi, miele – sapendo che non solo gli alimenti derivanti dall’uccisione, ma anche tutti quelli presentati tradizionalmente come “incruenti” significano sofferenza e morte per gli animali, comportano gravi danni per la salute della Terra e riducono le risorse a disposizione per i paesi più poveri. I prodotti vegetali che la natura ci offre sono davvero tanti e sta alla nostra fantasia abbinarli per realizzare piatti prelibati e nutrienti. Diventare vegani vuol dire scoprire e riscoprire tutto un mondo di cibi sani, gustosi e genuini e quello che spesso passa inosservato è che già molti dei piatti tradizionali della cucina mediterranea e non solo, sono vegani e che tantissimi altri possono facilmente diventarlo.
L’ADA(American Dietetic Association) dal 1987 dichiara che una dieta vegana correttamente bilanciata è salutare, adeguata dal punto di vista nutrizionale e adatta a tutti gli stadi del ciclo vitale (inclusi gravidanza, allattamento, svezzamento, infanzia e terza età) perché garantisce lo sviluppo fisiologico dell’organismo.
I BENEFICI PER LA SALUTE.
Gli studi di Springmann hanno anche mostrato che la cessazione del consumo di carne porterebbe a una diminuzione della mortalità globale del 6-10%, per la riduzione di malattie cardiovascolari, cancro e patologie croniche. La dieta vegetariana preverrebbe 7 milioni di morti all'anno, quella vegana, 8 milioni.